Contraffazione: PMI italiane bersaglio facile, ma la difesa è possibile
Un rapporto OCSE analizza l’impatto della contraffazione sull’economia italiana: il paese è particolarmente esposto al fenomeno globale del falso, e sono le piccole e medie imprese a subirne maggiormente le conseguenze perché meno pronte a reagire. Ma difendersi dai contraffattori è davvero troppo impegnativo per una PMI? |
Il commercio globale di beni contraffatti vale oltre 430 miliardi di euro all’anno, pari al 2.5% delle importazioni in tutto il mondo. Ma in che modo la contraffazione impatta le imprese italiane e l’economia del paese in generale? Gli effetti della contraffazione sul nostro paese sono quantificati e analizzati nel rapporto OECD 2018 “Il commercio di beni contraffatti e l’economia italiana: Tutelare la proprietà intellettuale dell’Italia”, realizzato dall’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e pubblicato il 20 giugno 2018. Il rapporto analizza l’impatto dei falsi sull’economia italiana secondo due punti di vista: la prima è quella delle imprese italiane titolari di marchio che vedono violati i propri diritti di proprietà intellettuale, causando perdita di fatturato ed erosione progressiva del valore del brand. La seconda prospettiva è quella, più generale, degli effetti sull’economia italiana dell’importazione e commercio di falsi in Italia. Qui di seguito abbiamo sintetizzato i dati essenziali del rapporto OCSE (che vale sicuramente la pena comunque leggere poiché estremamente dettagliato ed esauriente). Le cifreCome i falsi impattano la proprietà intellettuale delle imprese italiane* 35,6 miliardi di euro è il valore del commercio mondiale di prodotti contraffatti e pirata che hanno violato marchi registrati italiani, cifra che vale il 4,9% delle vendite totali del settore manifatturiero italiano (nazionale ed esportazione). * 25,1 miliardi di euro è il volume totale di mancate vendite per le aziende italiane a causa della violazione dei loro diritti di proprietà intellettuale nell’ambito del commercio mondiale; in termini percentuali si tratta del 3,1 % delle vendite totali registrate dalle stesse aziende. * Le 10 categorie di prodotti più a rischio: il tasso di contraffazione di prodotti a marchio italiano varia molto a seconda delle categorie merceologiche: le più colpite sono i prodotti per l’ottica, la maglieria da abbigliamento, la pelletteria e le borse, le calzature, la profumeria e cosmetica, gli orologi, l’abbigliamento (all’infuori della maglieria), la gioielleria, le apparecchiature elettriche ed elettroniche, i ricami e tessuti speciali. * I titolari italiani di diritti di proprietà sono i secondi più penalizzati dalla contraffazione, più colpiti di noi solo gli statunitensi. * L’impatto più pesante è sulle piccole e medie imprese: secondo il rapporto le PMI italiane raramente sono in grado, da sole, di monitorare la contraffazione e adottare contromisure efficaci. |
Principali economie di origine dei titolari di diritti di proprietà intellettuale violati (2011-2013) (Fonte: OECD 2018 “Il commercio di beni contraffatti e l’economia italiana: Tutelare la proprietà intellettuale dell’Italia”)
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Il mercato del falso in Italia* L’Italia è la settima destinazione preferita per i prodotti contraffatti o pirata, dopo Stati Uniti, Arabia Saudita, Spagna, Yemen, Regno Unito e Francia. * Il 3% di tutte le merci importate in Italia nel 2013 sono risultate contraffatte e pirata, pari a un valore di 10,4 miliardi di euro. * Cina (50%), Hong Kong (29%), Grecia (6%), Singapore (4%) e Turchia (2%) sono i primi cinque paesi di provenienza dei falsi importati in Italia (in termini di valore della merce sequestrata). * Vale 10 miliardi di euro la perdita di introiti per lo stato (ossia lo 0,6% del PIL) sotto forma di mancato prelievo fiscale, IVA e costi connessi alla lotta al crimine, mentre sono almeno 87.000 i posti di lavoro persi a causa della contraffazione.
PMI più esposte al danno da contraffazione
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Principali economie di provenienza e destinazione di merci contraffatte che violano la proprietà intellettuale italiana, (2011-2013) (Fonte: OECD 2018 “Il commercio di beni contraffatti e l’economia italiana: Tutelare la proprietà intellettuale dell’Italia”)
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Attivare il blocco in dogana delle contraffazioniPer contrastare l’ingresso nell’Unione Europea di contraffazioni provenienti da paesi extracomunitari (che secondo il rapporto OCSE sono i paesi di provenienza di oltre il 90% dei falsi importati in Italia) può essere consigliabile richiedere l’intervento delle autorità doganali al fine di bloccare alle frontiere dei paesi dell’UE l’importazione di prodotti che ledono i diritti di proprietà intellettuale del richiedente. Registrare il marchio nel paese di provenienza dei falsiAltra opportunità da valutare a seconda dei casi è quella di registrare il marchio nel paese di provenienza delle merci contraffatte, per poter prendere misure a contrasto dei falsi anche a livello locale. Ad esempio in Cina, maggior esportatore di merci contraffatte verso l’Italia, è possibile richiedere il blocco in dogana di merci in uscita dal paese che ledono un diritto di proprietà intellettuale registrato in Cina. Sorvegliare le registrazioni di marchi identici o similiPer bloccare sul nascere – dunque con minore spesa – i tentativi di usurpazione, concorrenza sleale e contraffazione, quali ad esempio la registrazione da parte di terzi in Italia e all’estero di marchi confondibili o identici, può essere utile un servizio di sorveglianza marchi finalizzato a monitorare le registrazioni da parte di terzi in Italia e all’estero di marchi confondibili o identici.
In conclusione, occorre sottolineare che reagire a qualsiasi episodio di contraffazione o concorrenza sleale nella maggioranza dei casi ha costi sensibilmente inferiori se le tutele e misure necessarie sono state già predisposte prima del verificarsi dell’episodio stesso.Informarsi per tempo sulle effettive necessità di tutela e sui reali costi connessi può fare la differenza.
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