Direttiva sul diritto d’autore nel mercato unico digitale: le modifiche approvate dal Parlamento UE
Il parlamento UE ha approvato una versione modificata della proposta di direttiva sul diritto d’autore nel mercato unico digitale: cosa è cambiato, e quali passaggi sono ancora necessari prima che il testo sia definitivo?
L’obiettivo della proposta di direttiva europea sul diritto d’autore nel mercato unico digitale è quello di modernizzare l’attuale normativa UE sul diritto d’autore per adeguarla all’evoluzione delle tecnologie digitali, e allineare conseguentemente le norme nazionali in materia dei singoli Stati Membri dell’UE.
Dopo due anni di acceso dibattito, il 12 settembre 2018 il Parlamento Europeo ha approvato diversi emendamenti alla proposta di direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio sul diritto d’autore nel mercato unico digitale presentata in data 14 settembre 2016.
Cosa cambia
Essenzialmente le modifiche approvate dal Parlamento Europeo il 12 settembre 2018 mirano a garantire che i creativi, in particolare musicisti, artisti, interpreti e sceneggiatori, nonché editori e giornalisti, siano remunerati per il loro lavoro quando questo è utilizzato da piattaforme di condivisione come YouTube, Facebook e Google News.
Le pubblicazioni di carattere giornalistico
Gli editori di giornali potranno ottenere una remunerazione equa e proporzionata per l’utilizzo digitale delle loro pubblicazioni di carattere giornalistico da parte dei prestatori di servizi della società dell’informazione (aggregatori di notizie come Google News). Si tratta di un diritto, in capo agli editori, della durata di 5 anni a partire dall’uscita della pubblicazione di carattere giornalistico.
Anche gli autori dovranno ricevere una quota adeguata dei proventi supplementari percepiti dagli editori per l’utilizzo di pubblicazioni di carattere giornalistico da parte dei prestatori di servizi della società dell’informazione.
I diritti degli editori non si estenderanno, tuttavia, ai semplici collegamenti ipertestuali (hyperlink) verso gli articoli. I collegamenti ipertestuali, insieme all’uso di “parole individuali” come descrizioni, saranno liberamente utilizzabili dai prestatori di servizi della società dell’informazione.
La condivisione di contenuti sulle piattaforme online
I nuovi emendamenti hanno introdotto inoltre un onere in capo ai prestatori di servizi di condivisione di contenuti online che memorizzano e danno accesso a grandi quantità di opere e altro materiale caricati dagli utenti.
Infatti i prestatori di servizi dovranno concludere accordi equi e adeguati di licenza con i titolari dei diritti.
L’idea è di creare un sistema tale che i fornitori di servizi online si mettano d’accordo con le case editrici, cinematografiche e discografiche per dotarsi di accordi di licenza che permettano al prestatore di servizi di ospitare contenuti protetti dal diritto d’autore.
Il sistema dovrebbe bloccare il caricamento di un video, un file musicale o altri contenuti, evitandone la diffusione e conseguentemente la violazione del diritto d’autore.
L’identità dell’utente non potrà comunque essere rivelata dai prestatori di servizi per ragioni di privacy.
L’esenzione da responsabilità per l’utente che non persegue uno scopo commerciale
Gli accordi di licenza dovranno regolare la responsabilità per le opere caricate dagli utenti dei servizi di condivisione di contenuti online – responsabilità da cui saranno esenti gli utenti che non perseguono uno scopo commerciale.
Dunque sarà automaticamente escluso dall’obbligo di rispettare le nuove regole sul diritto d’autore il caricamento di contenuti su enciclopedie online che non presentano fini commerciali, come Wikipedia, o su piattaforme per la condivisione di software open source, come GitHub.
I prestatori di servizi dovranno inoltre mettere a disposizione degli utenti meccanismi di reclamo e di ricorso celeri ed efficaci contro la rimozione ingiustificata dei loro contenuti.
A che punto è l’iter della direttiva sul diritto d’autore nel mercato unico digitale
La nuova versione della proposta di direttiva approvata dal Parlamento Europeo è stata molto dibattuta: i critici del nuovo testo temono infatti che i fornitori saranno costretti a dotarsi di un sistema (costoso e non sempre impeccabile) simile al “Content ID”, la tecnologia utilizzata da anni da YouTube proprio per evitare che siano caricati video che violano il diritto d’autore.
I fautori delle modifiche adottate ricordano invece che le soluzioni proposte consentono di avere licenze più adeguate da applicare online, tutelando meglio i diritti degli autori. Ragione per cui le etichette discografiche, le associazioni degli autori e l’industria cinematografica hanno accolto con favore le citate modifiche.
Ufficialmente il testo votato dal Parlamento Europeo il 12 settembre non è da considerarsi definitivo: la votazione finale avrà luogo nel gennaio del 2019 dopo un confronto fra Parlamento Europeo, Consiglio dell’Unione Europea e Commissione Europea.
È comunque probabile che il testo non subisca ulteriori modifiche.