Milano si candida a ospitare una divisione centrale del Tribunale unificato dei brevetti
Un recente convegno ha visto parlamentari e rappresentanti delle istituzioni unirsi all’Ordine degli Avvocati milanese e all’Ordine dei consulenti in proprietà industriale nel chiedere al governo di sostenere la candidatura di Milano ad ospitare la divisione centrale del Tribunale unificato dei brevetti, già assegnata a Londra, dopo che il Regno Unito sarà uscito dall’Unione Europea.
Il 3 dicembre 2018 avvocati, consulenti in proprietà intellettuale, parlamentari e rappresentanti delle istituzioni hanno dato vita un convegno, organizzato dall’Ordine degli avvocati di Milano, a sostegno della candidatura della città ad ospitare la divisione centrale del Tribunale unificato dei brevetti attualmente assegnato a Londra, nel caso in cui il Regno Unito dovesse portare a termine la propria uscita dall’Unione Europea.
Il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana ha presentato alcuni dati, spiegando che il 20% delle domande di brevetto europeo di origine italiana vengono depositate a Milano, che la città ospita 56 facoltà universitarie mediche e scientifiche, 1000 centri di ricerca e trasferimento di tecnologie, 12 istituti nazionali di ricerca e 9 cluster tecnologici, e che pertanto Milano è la sede ideale per la divisione centrale del Tribunale unificato dei brevetti, già assegnata a Londra, dedicata ai settori della chimica, della farmaceutica e delle scienze della vita.
Durante l’evento hanno parlato a favore della candidatura di Milano anche Remo Danovi, Presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano, Maria Bardone, Presidente dell’Ordine dei Consulenti in Proprietà Industriale, e Marina Tavassi, Presidente della Corte di appello di Milano che ha contribuito alla stesura del regolamento di procedura del Tribunale unificato dei brevetti.
Con un comunicato del 4 dicembre 2018, il Ministero degli Esteri ha confermato la piena disponibilità a impegnarsi efficacemente per la candidatura di Milano a ospitare una sezione centrale del tribunale a fronte di un’opzione in tal senso del governo, da prendersi anche alla luce di una valutazione dell’onere finanziario dovuto ai costi prevedibili.