Intelligenza artificiale e brevetti, la Corte Suprema britannica conferma che l’inventore deve essere una persona fisica
La Corte Suprema del Regno Unito si è pronunciata nel ricorso riguardante la domanda di brevetto DABUS, confermando che secondo la legge sui brevetti del Regno Unito l’inventore indicato nella domanda deve essere una persona fisica, dunque non può essere un sistema di intelligenza artificiale.
Il 20 dicembre 2023 la Corte Suprema del Regno Unito ha emesso la sentenza nel ricorso contro il rifiuto del Comptroller General of Patents, Designs and Trade Marks (nel seguito “l’esaminatore”) di accogliere le domande di brevetto depositate da Stephen Thaler, imprenditore americano ed esperto di intelligenza artificiale, nelle quali era stato indicato come inventore un sistema di intelligenza artificiale.
Thaler ritiene che dovrebbe essere possibile ottenere brevetti realizzati in modo indipendente dai sistemi di intelligenza artificiale, e ha depositato una serie di domande di brevetto in tutto il mondo nel tentativo di avvalorare la sua tesi. In tutte le domande l’inventore indicato era un sistema di intelligenza artificiale chiamato DABUS (Device for Autonomous Bootstrapping of Unified Sentience), creato da Thaler e di sua proprietà.
Come abbiamo riportato in precedenti notizie (vedi Contenuti correlati a fondo pagina), le domande di brevetto di Thaler finora hanno avuto successo solo in Sud Africa. Assistito da una squadra internazionale di legali, Thaler ha presentato ricorso contro diverse decisioni che hanno rigettato le sue domande di brevetto in altre giurisdizioni. Finora nessuno dei ricorsi ha avuto successo, compreso quello davanti all’Ufficio Europeo dei Brevetti (leggi la notizia).
La sentenza della Corte Suprema del Regno Unito
La sentenza della Corte Suprema del Regno Unito osserva preliminarmente che il ricorso non verteva sulla questione se i progressi tecnici generati da macchine che agiscono in modo autonomo e alimentate dall’intelligenza artificiale debbano essere brevettabili o meno, ma riguardava esclusivamente l’interpretazione e l’applicazione delle disposizioni rilevanti del Patents Act del Regno Unito del 1977.
Nelle domande di brevetto depositate nel Regno Unito, Thaler aveva chiarito di non essere l’inventore e aveva affermato di aver acquisito il diritto al rilascio dei brevetti in quanto proprietario della macchina DABUS.
L’esaminatore, avendo constatato che l’inventore indicato nella domanda non era una persona fisica, aveva chiesto a Thaler di indicare una persona fisica come inventore. Non avendo ricevuto risposta entro il termine prescritto, l’esaminatore aveva considerato ritirate le domande.
La Corte Suprema ha respinto il ricorso all’unanimità, ritenendo che, ai sensi del Patents Act del 1997, l’inventore indicato in una domanda di brevetto deve essere una persona fisica; su questa base il tribunale ha innanzitutto ritenuto che l’esaminatore avesse correttamente considerato ritirate le domande, e in secondo luogo ha respinto l’argomento sostenuto dal ricorrente secondo il quale Thaler avrebbe il diritto di richiedere un brevetto per qualsiasi progresso tecnico di un’invenzione realizzata autonomamente da DABUS.
Secondo una dichiarazione rilasciata dal legale di Thaler alla testata online IPWatchdog “le controversie legali in futuro si concentreranno probabilmente sulla misura del contributo, e su quali tipi di contributo, siano necessari da parte di una persona fisica per creare un’invenzione con il coinvolgimento di una intelligenza artificiale, e ciò diventerà prevedibilmente sempre più difficile da stabilire poiché l’intelligenza artificiale è sempre più impiegata in tutti i settori, e sta raggiungendo livelli di sofisticazione sempre maggiori”.
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