Un’intelligenza artificiale non può essere titolare di diritti d’autore negli Stati Uniti: sentenza di appello nel caso Thaler
Una corte d’appello federale degli Stati Uniti ha confermato che per registrare un’opera presso il Copyright Office statunitense è obbligatorio indicare come autore un essere umano; un’opera realizzata utilizzando sistemi di Intelligenza Artificiale è di per sé tutelabile ai sensi del Copyright Act statunitense del 1976, ma la domanda di registrazione deve riportare un essere umano come autore.
Il 18 marzo 2025, la Corte d’Appello del Distretto di Columbia degli Stati Uniti ha confermato che l’autore umano è un requisito per la registrazione del diritto d’autore e ha escluso che un sistema di intelligenza artificiale possa essere titolare di diritti d’autore.
Il ricorso dinanzi la corte d’appello era stato presentato da Stephen Thaler, scienziato e fondatore di Imagination Engines, Inc., una società che sviluppa sistemi avanzati di intelligenza artificiale.
I fatti all’origine della causa
Nel 2018, Thaler aveva presentato una domanda per registrare presso il Copyright Office statunitense (l’Ufficio) un’opera d’arte intitolata A Recent Entrance to Paradise e realizzata dalla “Creativity Machine”, un sistema di intelligenza artificiale generativa costruito dallo stesso Thaler. Nella domanda di registrazione Thaler aveva indicato la Creativity Machine come unico autore dell’opera.
L’Ufficio aveva respinto la richiesta sulla base del fatto che un autore umano è un requisito per la registrazione ai sensi del Copyright Act statunitense del 1976 – requisito che la domanda riguardante A Recent Entrance to Paradise non aveva soddisfatto.
Steven Thaler si era opposto alla decisione dell’Ufficio prima in sede amministrativa e poi in tribunale, sostenendo innanzitutto che la legge statunitense sul diritto d’autore non esclude dalla tutela del diritto d’autore le opere generate dall’intelligenza artificiale, e in secondo luogo che la disposizione sul “lavoro su commissione” del Copyright Act consentiva a Thaler di essere considerato l’autore dell’opera in questione, perché la Creativity Machine era una sua dipendente.
Nel febbraio del 2022, la Corte Distrettuale degli Stati Uniti per il distretto di Washington, DC (la Corte Distrettuale) aveva emesso una decisione che respingeva tutte le argomentazioni di Thaler e confermava il rigetto della domanda da parte dell’Ufficio. La Corte Distrettuale aveva ritenuto che l’autore umano sia effettivamente un requisito fondamentale affinché un’opera possa essere registrata ai sensi del Copyright Act, e che le norme sul lavoro realizzato su commissione sono applicabili se esiste un interesse a rivendicare la tutela del diritto d’autore – e poiché la Creativity Machine non può essere titolare di diritti d’autore perché non è un essere umano, non può avere alcun interesse a rivendicarli.
La Corte Distrettuale aveva inoltre sottolineato che nella domanda di registrazione la Creativity Machine veniva indicata come unico autore dell’opera, mentre Thaler veniva indicato semplicemente come il proprietario della stessa. Thaler aveva dunque rinunciato al diritto di essere riconosciuto come autore dell’opera.
Thaler aveva presentato ricorso contro la sentenza della Corte Distrettuale dinanzi alla Corte d’appello del Distretto di Columbia degli Stati Uniti (la Corte d’Appello).
La sentenza della Corte d’Appello
La decisione della Corte d’Appello, emessa il 18 marzo 2025, ha confermato integralmente sia le conclusioni che la sentenza della Corte Distrettuale.
La decisione della Corte d’Appello sottolinea inoltre che le opere generate utilizzando sistemi di intelligenza artificiale possono essere, e in effetti sono già state, registrate negli Stati Uniti ai sensi della legge sul diritto d’autore, ma solo nei casi in cui l’autore dell’opera indicato nella domanda era un essere umano.
La sentenza mette fuori di dubbio che il Copyright Act richieda un autore umano affinché un’opera possa beneficiare di tutela, e dichiara che l’intenzione del legislatore, nel redigere il provvedimento, è stata chiaramente quella di riservare il diritto d’autore ai soli esseri umani.
Il commento finale della Corte d’Appello sul caso è che “anche se il requisito dell’autore umano dovesse in futuro ostacolare la creazione di un’opera originale, ciò costituirebbe una questione politica di competenza del Congresso”, non di un tribunale.
Da diversi anni Stephen Thaler presenta domande presso gli uffici di proprietà intellettuale di tutto il mondo, allo scopo di sostenere la sua tesi che i sistemi di intelligenza artificiale dovrebbero poter essere titolari di diritti di proprietà intellettuale su ciò che producono. I tentativi sono stati finora per lo più infruttuosi, nonostante i numerosi ricorsi presentati da Thaler contro i rifiuti opposti alle sue domande.
Leggi le nostre notizie sulle domande di brevetto in cui Thaler ha indicato il sistema di intelligenza artificiale DABUS come inventore.
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