Attività anti-contraffazione in Italia, dati e analisi nel rapporto IPERICO 2020
Oltre 540 milioni di prodotti sequestrati per un valore stimato di 5,5 miliardi di euro: il rapporto IPERICO 2020 sintetizza i risultati delle attività anti-contraffazione svolte dalle autorità italiane nel decennio 2008-2018.
Il rapporto IPERICO 2020, pubblicato nel marzo 2020, riassume e analizza i dati delle attività anti-contraffazione svolte in Italia nel periodo dal 2008 al 2018.
I dati provengono dalla banca dati IPERICO (Intellectual Property Elaborated Report on the Investigation on Counterfeiting), gestita dalla Direzione Generale per la Tutela della Proprietà Industriale che ha il compito di indirizzare e promuovere le politiche anti-contraffazione.
Dallo studio emerge che nel decennio in esame l’Agenzia delle Dogane e la Guardia di Finanza hanno effettuato oltre 172 mila sequestri in Italia con circa 542 milioni di pezzi sequestrati, corrispondenti a un valore stimato complessivo di oltre 5,5 miliardi di euro.
I prodotti più sequestrati
Nelle attività anti-contraffazione descritte nel rapporto le categorie merceologiche maggiormente interessate dai sequestri (con l’esclusione di alimentari e bevande, medicinali e tabacchi) sono quelle degli accessori di abbigliamento e dell’abbigliamento, che insieme compongono il 55% del totale, seguite da calzature (12,5%), orologi e gioielli (8,5%) e occhiali (6,7%).
Gli hot-spot delle attività anti-contraffazione
Le regioni in cui sono state più intense le attività di lotta alla contraffazione sono la Lombardia, la Campania, il Lazio e la Liguria, tutte regioni caratterizzate dalla presenza di aree metropolitane, di un alto numero di abitanti e di flussi turistici e infrastrutturali.
Nel 2018 la regione con il maggior numero di sequestri è stata il Lazio, seguita dalla Lombardia, dalla Campania e dalla Puglia.
Da quali paesi arrivano i prodotti sequestrati
Il rapporto presenta i dati sull’origine e la provenienza dei prodotti sequestrati per il solo anno 2018, in cui l’Asia (escluso il Medio Oriente) è stata l’area di provenienza principale con l’83% circa dei casi di sequestro, seguita da Hong Kong, Cina e Turchia.
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